sabato 14 dicembre 2013

Giove, di nuovo

Primo vero confronto col cielo invernale, un po’ confuso, a dire il vero: l’orsa minore è a testa in giù, la maggiore invisibile dietro una casa, Cassiopea a sinistra, unico punto di riferimento chiaro guardando a nord dalla mia postazione. Le Pleiadi sono praticamente allo zenit, mentre Orione è a sud-est, ma dietro il tetto di un’altra casa (la mia), il che manda a monte il vago obiettivo di osservare la nebulosa. Per di più il laser verde fa le bizze, non so se per il freddo o per batterie già prossime all’esaurimento. Alla fine Giove è l’unico bersaglio a portata di tiro per questa brevissima toccata e fuga. E rieccolo, con le sue striature e, forse, con un accenno di macchia rossa. Di satelliti stavolta ne vedo tre, uno da un lato e due dall’altro. Amen.


venerdì 13 settembre 2013

Variazione

La guerra lo portò via,
come tempesta una foglia secca.
Lei rimase da sola
nella casa ormai vuota
a filare e piangere
lacrime come stelle,
perché,
perché mai così belle?

martedì 10 settembre 2013

S Cephei

Ho cercato questa stella perché attratto dalla sua descrizione in un libro, che ne parlava come della più rossa in cielo, una stella che “una volta vista, non può più essere dimenticata”. Aggiungiamoci che il libro la indicava come "di difficile individuazione", ed ecco che il gioco di suscitare il mio interesse era fatto. L’ho trovata col mio solito miscuglio di tecniche e uno star hopping finale a corto raggio, con l’aiuto delle mappe stellari dettagliate di Stellarium. Soddisfazione incredibile. C’è però che S Cephei è una stella variabile, e io l’ho trovata evidentemente più vicina al minimo che al massimo, meno luminosa della stellina vicina che avrebbe invece dovuto sovrastare. In definitiva, quel che ho visto era un punto rosso cupo che quasi si confondeva con il fondo scuro del cielo. Niente a che vedere con il rubino brillante che era la Stella Granata, sempre in Cefeo. La riguarderò più avanti, e vedremo.


È una stella al carbonio, ormai prossima alla fine della sua vita, che sputacchia nello spazio polveri carboniose prodotte dalla combustione dell’elio ormai in esaurimento. Quando la luce che ho visto ha lasciato quel puntino rosso, in Europa cadeva l’Impero Romano d’Occidente. Ma ancor prima, in un remoto passato, alla fine della sua vita adulta e alle soglie di una rispettabile vecchiaia da gigante rossa, un popolo di esseri fluttuanti dediti alla meditazione, lisci globuli capaci di comunicare col pensiero e di manipolare i campi gravitazionali, lasciò uno dei suoi mondi destinato alla distruzione in una bolla luminescente. Calmi e sereni, da qualche parte stanno ancora vagando.

domenica 1 settembre 2013

Vega

Si vede a occhio nudo, ma inquadrata nel telescopio è uno spettacolo. Brilla intensa come una regina, con riflessi bianchi e azzurri. Per quelli della mia generazione sarà sempre la patria dei cattivi di Goldrake.


Nebulosa Manubrio – M27

Nuvola cicciuta e ben definita, dà l’idea di essere carica di qualcosa, quasi gravida. Si intuisce la forma bilobata, ma non si vedono i colori con cui è di solito mostrata. L’anno in cui Messier la scoprì e la inserì nel suo catalogo, fu costruita la mia casa. Quando la luce è partita, a Damasco si insediava la dinastia Omayyade.


M71

È una nuvoletta appena accennata, quasi un’ombra. Ma il bello è che ti ho trovata, mia cara. Il giorno in cui la luce è partita, un ignoto sacerdote-pittore disegnava una Dea Madre sulle pareti di una grotta. E mentre disegnava, ebbe un presentimento.


Nebulosa Anello – M57

Percepisco la struttura ad anello, ma non i colori con cui viene normalmente mostrata. Peccato. Quando la luce è partita, Gesù cominciava la predicazione in Galilea.


Andromeda – M31

È un’altra Galassia, piena di un’infinità di mondi. Non pervenute le vicine M32 e M110. Quando i fotoni arrivati al mio occhio hanno iniziato il loro viaggio, sulla Terra appariva il primo uomo e iniziava il Pleistocene. Nello stesso lasso di tempo Andromeda ha visto nascere e morire innumerevoli civiltà. Gente che ha pensato, scritto, lasciato segni che non vedrò mai.


Pleiadi – M45

Si vedono a occhio nudo, ma col telescopio brillano come un diadema. Ne ha parlato tanta di quella gente che non c’è altro da aggiungere, e ci si accoda al mito. Il giorno che la luce che ho visto lasciò le Pleiadi, Luigi XIV, il futuro Re Sole, saliva al trono all’età di cinque anni.


Giove

Una biglia color crema con due striature più scure. Su un lato Io, Europa, Ganimede e Callisto sono come uno sbuffo luminoso. Mi dicono che è raro vedere tutti e quattro i satelliti galileiani, e tutti dalla stessa parte. Evidentemente è destino. Da qualche parte c’è anche il Monolite, continuerò ad osservare finché non lo vedo.


M103

Primo oggetto del famoso catalogo di Messier, evviva! È un bell’ammassetto di stelle, parzialmente risolto. Quando la luce è partita la Terra stava uscendo dall’era glaciale, e gruppi di cacciatori seminomadi si trasferivano definitivamente in Europa.


Luna

Luna piena, è quasi come volarci sopra. Il Mare Crisium sembra un animaletto con due piccoli occhi.


La stella granata – Mu Cephei

Prima osservazione riuscita, ci sono volute due serate per andare a segno. Lei è bellissima, e brilla come un rubino. È una supergigante rossa, e in assoluto una delle stelle più grandi conosciute. Per ovvi motivi, gli resterò per sempre affezionato. Quando la luce che ho visto è partita, l’uomo stava entrando nell’età del Bronzo. Di lì a poco, gli Achei sarebbero partiti per la guerra di Troia.


Appunti sull’osservazione del cielo

Mi sono comprato un telescopio.

I motivi sono diversi. Per quanto sia sempre stato sensibile al fascino dello spazio, fin qui non avevo mai veramente pensato di osservare il cielo. La spinta immediata è stata l’idea che era un peccato non sfruttare il bel cielo stellato di cui si gode dalla mia casa sui colli lucchesi. Non c’è il buio perfetto, ma c’è un bel buio. In una normale notte serena si vede la Via Lattea ad occhio nudo, impossibile da vedere dalla città e ormai ignota ai più. Se mi spostassi solo di pochi chilometri troverei il buio perfetto, ma mi accontento di fare l’astrofilo pantofolaio, che non fa altro che piazzare il telescopio nel cortile di casa.

Un altro motivo è che in cielo si incastra una convergenza di interessi e passioni che vanno al di là della semplice osservazione. C’è la fisica dell’estremamente grande e quella dell’estremamente piccolo, la gravitazione e la meccanica quantistica, la chimica con tutte le sue tecniche spettroscopiche. C’è il mistero radicale dell’universo e, almeno simbolicamente, ogni altro mistero possibile. Ci sono lo spazio e il tempo. C’è la realtà e c’è la fantasia sfrenata, fatta non tanto di finzione ma della vertiginosa meraviglia del possibile. C’è infine un incrocio storico-culturale che ha accomunato nell’osservazione del cielo tutte le culture di ogni tempo e di ogni luogo. Per dire: per le costellazioni seguiamo la tradizione greca, ma molte singole stelle hanno un nome arabo.

Quando si compra un telescopio la prima fase non ha tanto a che fare col cielo, ma con lo strumento. Bisogna domare lo strumento. Per quanto entry level, un telescopio è pur sempre uno strumento ottico di precisione, e come tale va trattato. Su internet è pieno di neofiti scoraggiati, che dopo aver acquistato il telescopio sull'onda dell’entusiasmo non riescono poi a sfruttarlo a dovere. Fortunatamente non sono nuovo a strumenti di precisione, per cui arrivo allo scontro preparato.

La sfida strumentale che pone un telescopio è quella di inquadrare l’oggetto che si vuole osservare. Un telescopio inquadra una porzione di cielo molto piccola, e centrare il bersaglio, generalmente invisibile a occhio nudo, in mezzo a un mare di altre stelle e stelline non è propriamente un’operazione banale. Oggi ci sono telescopi computerizzati che puntano automaticamente, ma per come la vedo io è come andare a pescare e avere una canna automatica che pesca al posto tuo.

E dunque come sta andando? Diciamo discretamente, se no non avrei neanche iniziato a scrivere queste righe.

Ci sono vari sistemi per effettuare il puntamento, e ho sbattuto il muso su tutti prima di arrivare a una mia procedura vagamente funzionante.

Un primo metodo è quello di sfruttare le coordinate celesti. Essenzialmente, in cielo vige un sistema di coordinate analogo a quello che si usa per la superficie terrestre, a base di latitudine e longitudine. Per cui basta sapere le coordinate dell’oggetto desiderato e puntare, giusto? Sbagliato. Perché il cielo è una sfera che gira. E se è vero che ogni punto ha le proprie coordinate sulla sfera celeste, devo prima sapere in quale posizione si trova la sfera. E dunque? Dunque mi serve un riferimento. Quel che posso fare è inquadrare “a vista” una stella nota di cui si conoscano le coordinate, e in base a queste calcolare la posizione della stella che voglio osservare. A questo fine il telescopio ha due cerchi graduati sugli assi di rotazione, ma in uno strumento entry level come il mio la precisione non è molto elevata. Pazienza, mi dico. Faccio un paio di calcoli, stimo l’errore sulla misura e metto a punto una procedura per “spazzare” sistematicamente con l’oculare tutto il campo visivo interessato. A volte funziona. Il problema è che, una volta passato alla visione ravvicinata, l’oggetto che cerchi deve essere facilmente identificabile, o in alternativa deve esserlo qualche altro punto di riferimento che, in quello spazietto così piccolo eppure così grande, possa usare per “navigare” fino al bersaglio. Una carta stellare aiuta, ma se non trovi un riferimento a cui agganciarti è tutto inutile.

Un altro metodo è il cosiddetto “star hopping”. È una procedura puramente visiva per cui, saltando di stella in stella, sempre con l’aiuto di un atlante stellare, si arriva fino al bersaglio. Il problema è che per usare questa tecnica occorrono o un oculare grandangolare (che esiste, ma costa uno sproposito), oppure un buon cercatore, che è un piccolo cannocchialino affiancato al telescopio vero e proprio e il cui scopo è proprio permettere puntamenti grossolani.
Il mio cercatore però è la morte in Terra. Sembra di guardare dal buco di una serratura, per non parlare delle posizioni da contorsionista necessarie per usarlo.


E dunque alla fine come faccio? Con un mix di tutte le tecniche di cui sopra, con qualche variante personale. Il cercatore lo uso solo per inquadrare la stella polare e allineare il telescopio. L’osservazione la preparo visivamente a occhio nudo, cercando, con l’aiuto di una carta stellare, di individuare nel modo più preciso possibile la zona di cielo in cui puntare. Il puntamento vero e proprio lo faccio con l’aiuto di un puntatore laser (un oggettino da non più di venti euro) appoggiato al tubo del telescopio. Da lì in avanti passo all’esplorazione con l’oculare, ripetendo il tutto all’occorrenza. Tiè.