Primo vero confronto col cielo invernale, un po’ confuso, a
dire il vero: l’orsa minore è a testa in giù, la maggiore invisibile dietro una
casa, Cassiopea a sinistra, unico punto di riferimento chiaro guardando a nord
dalla mia postazione. Le Pleiadi sono praticamente allo zenit, mentre Orione è
a sud-est, ma dietro il tetto di un’altra casa (la mia), il che manda a monte
il vago obiettivo di osservare la nebulosa. Per di più il laser verde fa le
bizze, non so se per il freddo o per batterie già prossime all’esaurimento. Alla
fine Giove è l’unico bersaglio a portata di tiro per questa brevissima toccata
e fuga. E rieccolo, con le sue striature e, forse, con un accenno di macchia
rossa. Di satelliti stavolta ne vedo tre, uno da un lato e due dall’altro.
Amen.
sabato 14 dicembre 2013
venerdì 13 settembre 2013
Variazione
La guerra lo portò via,
come tempesta una foglia secca.
Lei rimase da sola
nella casa ormai vuota
a filare e piangere
lacrime come stelle,
perché,
perché mai così belle?
come tempesta una foglia secca.
Lei rimase da sola
nella casa ormai vuota
a filare e piangere
lacrime come stelle,
perché,
perché mai così belle?
martedì 10 settembre 2013
S Cephei
Ho cercato questa stella perché attratto dalla sua
descrizione in un libro, che ne parlava come della più rossa in cielo, una
stella che “una volta vista, non può più essere dimenticata”. Aggiungiamoci che
il libro la indicava come "di difficile individuazione", ed ecco che il gioco di
suscitare il mio interesse era fatto. L’ho trovata col mio solito miscuglio di
tecniche e uno star hopping finale a corto raggio, con l’aiuto delle mappe
stellari dettagliate di Stellarium. Soddisfazione incredibile. C’è però che S
Cephei è una stella variabile, e io l’ho trovata evidentemente più vicina al
minimo che al massimo, meno luminosa della stellina vicina che avrebbe invece
dovuto sovrastare. In definitiva, quel che ho visto era un punto rosso cupo
che quasi si confondeva con il fondo scuro del cielo. Niente a che vedere con il
rubino brillante che era la Stella Granata, sempre in Cefeo. La riguarderò più
avanti, e vedremo.
È una stella al carbonio, ormai prossima alla fine della sua
vita, che sputacchia nello spazio polveri carboniose prodotte dalla combustione
dell’elio ormai in esaurimento. Quando la luce che ho visto ha lasciato quel
puntino rosso, in Europa cadeva l’Impero Romano d’Occidente. Ma ancor prima, in
un remoto passato, alla fine della sua vita adulta e alle soglie di una
rispettabile vecchiaia da gigante rossa, un popolo di esseri fluttuanti dediti
alla meditazione, lisci globuli capaci di comunicare col pensiero e di
manipolare i campi gravitazionali, lasciò uno dei suoi mondi destinato alla
distruzione in una bolla luminescente. Calmi e sereni, da qualche parte stanno ancora vagando.
domenica 1 settembre 2013
Nebulosa Manubrio – M27
Nuvola cicciuta e ben definita, dà l’idea di essere carica
di qualcosa, quasi gravida. Si intuisce la forma bilobata, ma non si vedono i
colori con cui è di solito mostrata. L’anno in cui Messier la scoprì e la
inserì nel suo catalogo, fu costruita la mia casa. Quando la luce è partita, a
Damasco si insediava la dinastia Omayyade.
Andromeda – M31
È un’altra Galassia, piena di un’infinità di mondi. Non
pervenute le vicine M32 e M110. Quando i fotoni arrivati al mio occhio hanno
iniziato il loro viaggio, sulla Terra appariva il primo uomo e iniziava il
Pleistocene. Nello stesso lasso di tempo Andromeda ha visto nascere e morire innumerevoli
civiltà. Gente che ha pensato, scritto, lasciato segni che non vedrò mai.
Giove
Una biglia color crema con due striature più scure. Su un
lato Io, Europa, Ganimede e Callisto sono come uno sbuffo luminoso. Mi dicono
che è raro vedere tutti e quattro i satelliti galileiani, e tutti dalla stessa
parte. Evidentemente è destino. Da qualche parte c’è anche il Monolite,
continuerò ad osservare finché non lo vedo.
La stella granata – Mu Cephei
Prima osservazione riuscita, ci sono volute due serate per
andare a segno. Lei è bellissima, e brilla come un rubino. È una supergigante
rossa, e in assoluto una delle stelle più grandi conosciute. Per ovvi motivi,
gli resterò per sempre affezionato. Quando la luce che ho visto è partita, l’uomo
stava entrando nell’età del Bronzo. Di lì a poco, gli Achei sarebbero partiti
per la guerra di Troia.
Appunti sull’osservazione del cielo
Mi sono comprato un telescopio.
I motivi sono diversi. Per quanto sia sempre stato sensibile
al fascino dello spazio, fin qui non avevo mai veramente pensato di osservare
il cielo. La spinta immediata è stata l’idea che era un peccato non sfruttare
il bel cielo stellato di cui si gode dalla mia casa sui colli lucchesi. Non c’è
il buio perfetto, ma c’è un bel buio. In una normale notte serena si vede la
Via Lattea ad occhio nudo, impossibile da vedere dalla città e ormai ignota ai
più. Se mi spostassi solo di pochi chilometri troverei il buio perfetto, ma mi
accontento di fare l’astrofilo pantofolaio, che non fa altro che piazzare il
telescopio nel cortile di casa.
Un altro motivo è che in cielo si incastra una convergenza
di interessi e passioni che vanno al di là della semplice osservazione. C’è la
fisica dell’estremamente grande e quella dell’estremamente piccolo, la
gravitazione e la meccanica quantistica, la chimica con tutte le sue tecniche
spettroscopiche. C’è il mistero radicale dell’universo e, almeno
simbolicamente, ogni altro mistero possibile. Ci sono lo spazio e il tempo. C’è
la realtà e c’è la fantasia sfrenata, fatta non tanto di finzione ma della
vertiginosa meraviglia del possibile. C’è infine un incrocio storico-culturale
che ha accomunato nell’osservazione del cielo tutte le culture di ogni tempo e
di ogni luogo. Per dire: per le costellazioni seguiamo la tradizione greca, ma
molte singole stelle hanno un nome arabo.
Quando si compra un telescopio la prima fase non ha tanto a
che fare col cielo, ma con lo strumento. Bisogna domare lo strumento. Per
quanto entry level, un telescopio è pur sempre uno strumento ottico di
precisione, e come tale va trattato. Su internet è pieno di neofiti scoraggiati,
che dopo aver acquistato il telescopio sull'onda dell’entusiasmo non riescono
poi a sfruttarlo a dovere. Fortunatamente non sono nuovo a strumenti di
precisione, per cui arrivo allo scontro preparato.
La sfida strumentale che pone un telescopio è quella di inquadrare
l’oggetto che si vuole osservare. Un telescopio inquadra una porzione di cielo
molto piccola, e centrare il bersaglio, generalmente invisibile a occhio nudo,
in mezzo a un mare di altre stelle e stelline non è propriamente un’operazione banale.
Oggi ci sono telescopi computerizzati che puntano automaticamente, ma per come
la vedo io è come andare a pescare e avere una canna automatica che pesca al
posto tuo.
E dunque come sta andando? Diciamo discretamente, se no non
avrei neanche iniziato a scrivere queste righe.
Ci sono vari sistemi per effettuare il puntamento, e ho
sbattuto il muso su tutti prima di arrivare a una mia procedura vagamente
funzionante.
Un primo metodo è quello di sfruttare le coordinate celesti.
Essenzialmente, in cielo vige un sistema di coordinate analogo a quello che si
usa per la superficie terrestre, a base di latitudine e longitudine. Per cui
basta sapere le coordinate dell’oggetto desiderato e puntare, giusto? Sbagliato.
Perché il cielo è una sfera che gira. E se è vero che ogni punto ha le proprie
coordinate sulla sfera celeste, devo prima sapere in quale posizione si trova
la sfera. E dunque? Dunque mi serve un riferimento. Quel che posso fare è inquadrare
“a vista” una stella nota di cui si conoscano le coordinate, e in base a queste
calcolare la posizione della stella che voglio osservare. A questo fine il
telescopio ha due cerchi graduati sugli assi di rotazione, ma in uno strumento
entry level come il mio la precisione non è molto elevata. Pazienza, mi dico.
Faccio un paio di calcoli, stimo l’errore sulla misura e metto a punto una
procedura per “spazzare” sistematicamente con l’oculare tutto il campo visivo
interessato. A volte funziona. Il problema è che, una volta passato alla
visione ravvicinata, l’oggetto che cerchi deve essere facilmente
identificabile, o in alternativa deve esserlo qualche altro punto di
riferimento che, in quello spazietto così piccolo eppure così grande, possa
usare per “navigare” fino al bersaglio. Una carta stellare aiuta, ma se non
trovi un riferimento a cui agganciarti è tutto inutile.
Un altro metodo è il cosiddetto “star hopping”. È una
procedura puramente visiva per cui, saltando di stella in stella, sempre con
l’aiuto di un atlante stellare, si arriva fino al bersaglio. Il problema è che
per usare questa tecnica occorrono o un oculare grandangolare (che esiste, ma
costa uno sproposito), oppure un buon cercatore, che è un piccolo
cannocchialino affiancato al telescopio vero e proprio e il cui scopo è proprio
permettere puntamenti grossolani.
Il mio cercatore però è la morte in Terra. Sembra di
guardare dal buco di una serratura, per non parlare delle posizioni da
contorsionista necessarie per usarlo.
E dunque alla fine come faccio? Con un mix di tutte le
tecniche di cui sopra, con qualche variante personale. Il cercatore lo uso solo
per inquadrare la stella polare e allineare il telescopio. L’osservazione la
preparo visivamente a occhio nudo, cercando, con l’aiuto di una carta stellare,
di individuare nel modo più preciso possibile la zona di cielo in cui puntare.
Il puntamento vero e proprio lo faccio con l’aiuto di un puntatore laser (un
oggettino da non più di venti euro) appoggiato al tubo del telescopio. Da lì in
avanti passo all’esplorazione con l’oculare, ripetendo il tutto all’occorrenza.
Tiè.
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